Ero piena di bei progetti, fili, tessuti, cartamodelli. Ed entusiasmo, tanto entusiasmo. Compravo e progettavo, con chissà quali pretese, vestiti e oggettini, maglioni di lana e altre cose carine che avevo visto in giro.
Ad un certo punto ho smesso.
Non ricordo quando è successo. So solo che a un certo punto il tavolo era troppo occupato per avere spazio per distendere cartamodello. O che ero troppo stanca tornata dalle due ore di tangenziale dopo il lavoro, anche solo per pensare di infilare un ago.
Credo che capiti a tutti prima o poi che la vita prenda il sopravvento, che un “lo faccio domani” diventa un “ah dovevo farlo una settimana fa”, un mese, un anno fa.
Mi sentivo come stiracchiata, come il burro spalmato su troppo pane di Tolkeniana memoria, a rincorrere tutto quello che avevo lasciato indietro. A un certo punto devi lasciar andare.
E ora che ho avuto la fortuna di riprendere in mano la mia vita, mi trovo a rammendare i pezzi di un passato con le mani in pasta e “a macchina” con un ritrovato entusiasmo.
Fermarsi a fare i conti col proprio tempo libero, concedersi del tempo e soprattutto uno spazio, fisico, dove potersi girare e rilassare a fare quello che ci tiene impegnati.
Per ora ho una mezza stanza, ma basta quella.
Non ho mai smesso di cucinare, ho smesso di raccontarlo. Non ho mai smesso di pensare a cucire o a fare la maglia, nel frattempo qualcosa per me e per i miei amici ho fatto. Col tempo racconterò anche quello, per ora mi limito a documentare, quando ne avrò tempo, quello che produrrò d’ora in avanti, sperando sia di interesse per qualcuno.
Ho comprato un paio di forbici nuove, da sarto. La felicità.
Probabilmente i prossimi post parleranno della dotazione e degli attrezzi base per cucire qualcosa. Vedi, cominciano già ad affiorare idee. 🙂