Qualche settimana fa ho partecipato ad una serata di assaggio 🙂
Prodotti giapponesi in prova per capire se possano essere importati con successo ed eventualmente accostati ed integrati nella cucina della nostra cultura.
La particolarità stava nella provenienza dei prodotti, come avrete capito dal titolo e dalla foto qui sopra, arrivano dal Tohoku una regione del paese nipponico aspra e montagnosa ma dal forte carattere agricolo. Forse ricorderete il Tohoku a causa del terribile terremoto e tsunami del 2011, ma in realtà non si tratta solo della zona di Fukushima, si identifica con questo nome tutta la parte settentrionale dell’Honshu, la piu’ grande e principale isola che forma il Giappone.
Ero curiosa, curiosa di vedere cosa il Tohoku ha da offrire, per caratteristica artigianale e per rilanciarsi anche in occasione dell’Expo.
Sono curiosa inoltre di sapere che ne pensate dei prodotti proposti, ovviamente a livello di interesse generale non potendoveli offrire attraverso lo schermo!
Siete i miei lettori, per la maggior parte nippofili 🙂
Lasciatemi dei commenti, saranno utili anche all’organizzazione per capire quale tipo di prodotto può essere interessante per il nostro mercato italiano.
Questi fagioli di soia assomigliano come sapore ai lupini ma più dolci, si tratta appunto di soia marinata in aceto leggero e zucchero. Si mangiano cosi’, appena scolati della marinatura. Io li vedo bene per un aperitivo in alternativa agli edamame ma si prestano molto anche come contorno o in insalata.Â
L’Amazake è una bevanda di riso derivata dalla lavorazione del sake. E’ torbido, dovuto ai resti del riso e ha un sapore dolce. Normalmente si usa berlo freddo, appunto come drink. Qui è stato usato come ingrediente per la marinatura del salmone, ma a mio avviso probabilmente andrebbe ulteriormente arricchito di salsa di soia per accentuarne il gusto. Potrebbe essere interessante utilizzarlo per un qualche tipo di dolce, proverò in una prossima ricetta 🙂
Il Miso non ha bisogno di presentazioni, è uno degli ingredienti principali della cucina giapponese.
Prodotto a partire dalla soia messa a fermentare con il koji, un tipo di fungo, è un condimento salato e aromatico che si utilizza a partire dalle zuppe, con le carni e anche per gli tsukemono, per fermentare la verdura (tipo marinatura). Questo particolare tipo di miso rosso è profumatissimo e senza vergogna confesso che me lo sono pappato a cucchiaini interi, senza altro 😀
La regione del Tohoku è prodiga di risaie e nonostante il clima nordico che permette un solo raccolto l’anno, produce da sola circa il 20% del totale prodotto in Giappone. Non vi sto a dire che il riso che abbiamo provato noi qui era fantastico già di suo, in più lo hanno preparato le abili mani di Yoko usando lo Zoijirushi che prima o poi mi compro anch’io!
Questa salsa di soia artigianale ha un sapore delicato e aromatico, viene prodotta tradizionalmente in questi enormi vasi di legno che vengono tramandati di anno in anno nell’azienda. Siccome la salsa fermenta grazie ai batteri che vivono nel legno di questi “tini”, un po’ come accade per la pasta madre, quando si deve introdurre un vaso di legno nuovo, questo viene posizionato vicino a quelli vecchi in modo che i batteri possano colonizzarlo. Questi ceppi di batteri formano il sapore tipico della salsa di soia artigianale e ovviamente ogni azienda ha il suo caratteristico aroma.
Se non mi sbaglio mi pare di aver capito che uno di questi tini dovrebbe essere arrivato dal giappone in esposizione al padiglione in Expo, ma mi riservo di confermare 🙂
A questo punto sono rimasta un po’ spiazzata ma contenta: sapete quanto io ami lo shiso, lo coltivo sul balcone e me lo mangio ogni volta che posso. Immaginate quando ho scoperto che ne fanno un condimento insieme allo yuzu (ce l’ho anche lui sul balcone, questo agrume giappo, posso tentare un incrocio chissà se mi crescono direttamente le bottigliette! :D) che può essere usato per l’insalata o per condire la carne.
L’apoteosi è il pesto di shiso, in una sorta di salsina genovese senza formaggio, più simile ad una salsa verde diciamo, ma buonissima da spalmare sul pane!!
Passiamo al sake, che in Tohoku viene prodotto artigianalmente: questo è un junmai ginjo, nonostante i fumi dell’alcol sono riuscita a capire che si tratta di un sake fermentato di solo riso (senza aggiunta di alcol a parte) che ha un pronunciato sapore di frutta matura, considerato il tipo migliore di sake 🙂