DOP e IGP: qualche notizia

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Chiara Bettaglio
Ama il Giappone in tutte le sue forme, quando non programma siti web, cucina, legge e cuce cosplay. Parla del Giappone anche mentre dorme.

Riprendiamo il discorso sui salumi DOP e IGP a partire da quello che effettivamente queste sigle vogliono dire.
Se a bruciapelo vi chiedessi la differenza tra DOP e IGP in soldoni sapreste rispondere?
Io ho avuto qualche tentennamento devo ammetterlo.

DOP sta per Denominazione di Origine Protetta ed è un simbolo che garantisce l’origine dei prodotti, la lavorazione e trasformazione entro una determinata zona geografica che ne garantisce la qualità e le caratteristiche tipiche. Tutte le fasi della lavorazione devono essere conformi al disciplinare e rispettare la ricetta tradizionale, compresa la provenienza della materia prima.

IGP sta per Indicazione Geografica Protetta ed è una attribuzione che riconosce il valore di una specialità tipica dando maggior peso alla lavorazione e trasformazione svolti secondo il disciplinare nella zona geografica di riferimento, rispetto all’origine della materia prima impiegata.

Entrambi sono sinonimo di qualità e sebbene si possa pensare che l’indicazione IGP sia meno “di pregio” rispetto alla DOP, dobbiamo considerare il fatto che per i prodotti IGP sono fondamentali le tecniche di lavorazione e queste sono tutelate. Pensiamo al caso della Bresaola della Valtellina, la cui materia prima è manzo allo stato brado: non è possibile che tutta la materia prima possa provenire dalla provincia di Sondrio per ovvie ragioni geografiche. E’ invece importante che la trasformazione avvenga nella zona indicata che ha il suo particolare clima (pensiamo alla fase di essicazione) e dove gli artigiani sono maestri nella tecnica impiegata.

 
Cos’e’ un disciplinare di produzione?

Si tratta di un documento che raccoglie tutti i requisiti e le caratteristiche che il prodotto deve avere per essere considerato DOP o IGP, che deve essere rigorosamente rispettato dai produttori per potersi fregiare della attribuzione geografica protetta.
E’ soprattutto una garanzia per il consumatore che grazie a questo standard sa cosa sta comprando, come è stato trattato il prodotto e nel caso della DOP anche l’assicurazione che la materia prima utilizzata provenga dalla zona di origine dichiarata.
Ecco cosa contiene:

  • il Nome da proteggere (l’esempio più eclatante è il Parmigiano Reggiano, all’estero le imitazioni provenienti da chissa’ dove vengono chiamate Parmesan, ma il nome anche all’estero se il prodotto è quello originale deve essere comunque Parmigiano Reggiano. Io mi chiamo Chiara, non e’ che un londinese mi può chiamare Claire 🙂
  • la descrizione del prodotto
  • la definizione della zona geografica limitata
  • la descrizione del processo produttivo
  • le regole per l’etichettatura del prodotto
  • gli elementi che provano il legame col territorio e l’origine delimitata dello stesso
  • l’autorità e gli organismi che verificano il rispetto del disciplinare 

Riguardo a quest’ultimo punto è utile sapere che non è che questi disciplinari o denominazioni sono convenzioni tra persone, l’applicazione del disciplinare ed il suo rispetto sono resi obbligatori dalla Legge Italiana e dai Regolamenti dell’Unione Europea.

Chi gestisce i disciplinari e i prodotti tutelati, e chi fa i controlli?
Un prodotto tutelato ha alle spalle un consorzio di produttori che sono tenuti a rispettare le regole del disciplinare. I controlli e le eventuali sanzioni sono sotto la giurisdizione del Ministero delle Politiche Agricole e Alimentari che agisce tramite i suoi organi di controllo in collaborazione con i NAS e la Polizia Forestale.

Dal 1999 alcuni dei consorzi che rappresentano i 37 salumi tutelati presenti in italia si sono riuniti nell’Istituto Salumi Italiani Tutelati che agisce da coordinatore strategico per la rappresentanza dei consorzi stessi e da coordinamento operativo per permettere ai consorzi di acquistare maggior visibilità, fare corsi di formazione, vigilare collettivamente e promuovere l’attività e la comunicazione che sarebbe altrimenti frammentata e nei casi dei consorzi più piccoli magari nemmeno possibile per mancanza di mezzi.

Mi avete letto fin qui? 🙂

Mi conoscete, sapete che il mio blog è onesto, contiene quello che mi piace e quello in cui credo.
Personalmente ho accettato di collaborare con ISIT perche’ dopo averne saputo di più, mi sento più tranquilla e sicura su quello che compro. Questo significa anche essere certi che il prosciutto che mangiamo proviene da parma o dalla toscana e non ci stanno rifilando qualocosa dall’Est Europa.
Non e’ una questione di campanilismo, io conosco le nostre leggi alimentari in italia, so che ci tutelano dall’utilizzo di sostanze tossiche o materia prima non conforme: non conosco invece probabilmente quelle degli altri paesi da cui potrebbero provenire questi prodotti.
Quest’estate durante la vacanza in Francia ho visto una serie di inchieste in tv proprio riguardo ad alcuni prodotti tipici venduti come tali, come ad esempio i salumi corsi, ma che di corso non avevano altro che la dicitura sulla etichetta.
Comprare un prodotto DOP o IGP garantisce che questo sia davvero originario della zona, mi sento più sicura nel consumarlo.
Inoltre, in questo momento economico difficile, per me comprare un prodotto
italiano aiuta a rimettere in piedi l’economia, la nostra economia, in
modo da poterne beneficiare tutti.

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